La stitichezza primaria, cioè non dipendente da altre cause, è considerata nella maggior parte dei casi dal medico come un disturbo di poco conto e dal paziente come un fastidio, che può, alternativamente, essere accettato come normale oppure essere fonte di un’ansia ossessiva.
La stitichezza è legata alle abitudini dietetiche incongrue della società moderna; in certe popolazioni rurali asiatiche e africane che fanno grande uso di fibre vegetali e scarsa utilizzazione di zucchero raffinato sono praticamente inesistenti non solo la stipsi (= stitichezza), ma anche le malattie quali l’appendicite, il diabete, il cancro del colon, le emorroidi, i calcoli biliari, la cardiopatia coronaria, l’obesità.
La quota giornaliera media di feci di queste popolazioni è di 600-800 grammi, contro i 150-200 grammi delle nostre zone.
Le conseguenze patologiche della stipsi sono molte.
Per esempio l’emissione di feci dure richiede pressioni intestinali elevate, le quali possono causare dolore, formazione di diverticoli, lesione della mucosa dell’appendice e del colon con possibilità di appendicite e diverticolite.
Gli sforzi evacuativi possono essere causa di emorroidi, vene varicose, ernia iatale ed inguinale, prolasso rettale.
L’allungamento del tempo di transito delle feci dà ai batteri intestinali il tempo necessario per formare dei precursori di sostanze cancerogene. Consente a sostanze come veleni, coloranti, conservanti, cancerogeni di agire più a lungo a contatto della mucosa.
La stitichezza è una di quelle parole che provocano inspiegabilmente ritegno e reticenza e sta ad indicare un piccolo grande male che colpisce almeno la metà delle persone che conosciamo e consiste nella diminuzione della frequenza delle defecazioni, di solito giornaliere, associata ad emissione di feci in quantità inferiore rispetto alla norma e di consistenza aumentata.
Non c’è una sola forma di stitichezza: a seconda delle diverse cause e dei diversi modi in cui ogni singolo organismo reagisce a queste stesse cause si può parlare di una stipsi “personalizzata”.
Non si nasce stitici e non lo si diventa da un giorno all’altro.
Le fibre vegetali e, specialmente quelle della crusca, modificano l’escrezione e il riassorbimento del colesterolo; è questo il motivo per cui l’aterosclerosi generalizzata e cardiaca in particolar modo, assieme ai calcoli biliari di colesterolo, sono più frequenti nei Paesi in cui è comune la stipsi.
La permanenza delle scorie alimentari per un tempo troppo lungo nell’intestino, porta, a causa del riassorbimento di sostanze tossiche, tutta una serie di disturbi.
Questi disturbi possono essere:
- per il sistema nervoso: mal di testa, sonnolenza, irritabilità, tendenza al pessimismo,
stanchezza diffusa;
- per il cuore: palpitazioni, dolori puntiformi alla regione cardiaca;
- per la cute: foruncoli, facilità agli eczemi;
- per lo stomaco: senso di gonfiore e di peso, inappetenza, cattiva digestione;
- per l’intestino: tensione addominale, dolori vaganti di tipo crampiforme;
- per le articolazioni: il reumatismo e l’artrite cronici si abbinano spesso alla stitichezza;
- per il sistema urinario: cistiti ricorrenti.
Quattro sono le cause simultaneamente responsabili della moderna esplosione della stitichezza:
1. L’alimentazione incongrua.
La raffinazione degli zuccheri, l’aumento sproporzionato della carne e la relativa diminuzione dei vegetali nella dieta riducono il volume delle feci e ne accentuano la consistenza.
2. La convivenza sociale.
Motivi di educazione e repressione dello stimolo (come avviene a scuola), esigenze di
lavoro, scomodità dei servizi igienici, i viaggi, provocano l’affievolimento della sensibilità
verso gli stimoli all’evacuazione.
3. La sedentarietà.
La carenza di movimento rappresenta uno dei maggiori attentati alla
salute di un “uomo” che ha ormai dimenticato di essere un animale creato per muoversi.
Si ha così un intorpidimento delle attività metaboliche e un rallentamento di tutta la
mobilità intestinale.
4. Gli stress.
La vita attuale comporta un numero maggiore di situazioni di conflitto psichico
che sono anche più intense di una volta. Il vivere gli stress in modo adeguato, cioè non
autolesivo, diventa sempre più difficile.
Le nevrosi ansiose e soprattutto depressive si riflettono sul comportamento alimentare, il nevrotico mangia poco o moltissimo, male ed in modo aritmico, quanto basta per determinare forme “feroci” di stitichezza spastica. L’ansia cronica, che domina l’intero organismo, sceglie l’intestino come organo bersaglio e provoca o accentua la stitichezza.
L’assunzione poi di psicofarmaci rallenta ulteriormente la motilità intestinale.
Come combattere la stitichezza
Gentile paziente, se Lei non è disposta/o a fare qualche piccolo sacrificio, a “cambiare rotta” in quelle che sono le Sue abitudini igienico-alimentari, seguendo alcuni semplici consigli per rieducare l’intestino, riuscendo così a risolvere il Suo problema, queste poche righe non fanno per Lei e leggerle sarebbe tempo perso.
Si parla di stitichezza vera e propria se l’evacuazione avviene con intervalli superiori a 3 giorni. Si parla di stitichezza anche quando ci sono evacuazioni incomplete.
La terapia della stitichezza si basa su quattro punti fondamentali:
A. Attività fisica
B. Dieta
C. Terapia di supporto
D. Metodo e posizione per l’evacuazione
A. Aumentare l’attività fisica, almeno con qualche passeggiata a piedi. Molte persone hanno una palestra in casa e non lo sanno (le scale!); bisogna fare le scale, bisogna camminare. Usiamo, quando è possibile, la bicicletta o la cyclette. Facciamo dello sport o della ginnastica con regolarità.
B. Se si vuole mantenere la regolarità dell’intestino bisogna essere altrettanto regolari nell’alimentazione. Non si deve mai saltare un pasto. Mangiare, possibilmente, a ore fisse. Tutti i cibi devono essere ben masticati.
Gli alimenti ricchi di cellulosa, come le verdure e la frutta, hanno un alto residuo di fibre grezze che, assorbendo l’eccesso di acqua, aumentano il volume delle feci, stimolando così in modo naturale la peristalsi (il movimento) intestinale. In questo modo si trascinano via velocemente tutte le scorie presenti nell’intestino; pensiamo alle sostanze cancerogene introdotte con gli alimenti.
Occorre che ad ogni pasto ci sia qualcosa di vegetale.
La frutta, lavata bene, va mangiata con la buccia, meglio se lontana dai pasti.
L’introito giornaliero di verdura deve essere almeno di 300 grammi e quello della frutta di 300-400 grammi. Frutta, verdura, legumi, insieme ai cereali integrali, sono attivi regolatori intestinali, antistitici per eccellenza.
Le verdure più efficaci in ordine decrescente sono: porri, cavoli, zucca, lattuga, pomodori, sedani, carciofi, cavolfiori, legumi freschi (fagioli e fagiolini).
La frutta più indicata è costituita da: uva matura (mangiata a chicco intero), prugne fresche e secche, fichi, fragole, cachi, arance, pere, pesche, mele, albicocche, meloni, ciliegie e kiwi.
E’ sconsigliabile mangiare dolci, cioccolato, gelato, perché vengono assorbiti completamente e non lasciano scorie, inoltre non bisogna bere molto the, vini rossi e caffè per il loro effetto negativo sulla motilità intestinale.
Bere molta acqua, naturale o minerale non gassata (l’80% delle feci è costituito da acqua), almeno un litro, un litro e mezzo al dì, fuori dai pasti e ai pasti.
L’acqua non fa ingrassare.
Importantissimo bere un bicchiere d’acqua al mattino, fresca o calda, a digiuno.
Si può bere un bicchiere di vino bianco ai pasti.
Preferire pane, crackers, grissini e la pasta integrali. Ci sono anche i biscotti integrali.
C. La crusca non è un lassativo, ma una sostanza non digeribile, omogeneizzante ed assorbente, che rende le feci soffici e voluminose, per la sua capacità di impregnarsi di acqua.
E’ opportuno assumere la crusca con i liquidi, come acqua, the, latte, succhi di frutta; però presi lentamente. E’ consigliabile miscelarla con alimenti semiliquidi come minestre, purea, budini, frullati, yogurt, etc…
L’assunzione della crusca deve essere progressiva, altrimenti potrebbe dare degli effetti collaterali fastidiosi, come dolori addominali, gonfiore, flatulenza e paradossalmente stitichezza!
Una proposta di assunzione può essere questa:
- un cucchiaio da the una volta al dì per una settimana;
- un cucchiaio da the due volte al dì per due settimane;
- un cucchiaio da the tre volte al dì per tre settimane;
- un cucchiaio da the quattro volte al dì per sempre.
La crusca va presa in diverse assunzioni giornaliere, cioè in coincidenza dei pasti, con acqua, the, latte, etc…
Nelle prime settimane di alimentazione ricca di fibre (verdure, frutta e crusca) può comparire un certo gonfiore addominale, un po’ di flatulenza, qualche doloretto, ma col passare del tempo le cose si aggiustano e con un po’ di buona volontà, insistendo su questa strada, i disturbi scompaiono.
Lo yogurt possiede un’azione polivalente. Regola l’intestino ed il ritmo defecatorio, aiuta la digestione, ha azione lubrificante intestinale, agisce sulla flora batterica (i microrganismi presenti nell’intestino) positivamente, abbassa il colesterolo e nutre senza ingrassare.
Un adulto sano non ha bisogno di molte proteine che affaticano il fegato ed i reni.
La cosiddetta dieta mediterranea, o meglio italiana, a base di pasta, frutta e verdura, è la più indicata.
Pertanto:
- pasta di qualsiasi tipo ( meglio se integrale), riso e pane;
- verdura cruda (meglio) e cotta, a volontà;
- frutta, di tutti i tipi, in quantità;
- yogurt;
- qualche formaggio non stagionato (poco);
- carne 2-3 volte la settimana;
- crusca sempre e comunque;
- molta acqua, specie tra i pasti;
- un bicchiere di vino bianco ai pasti (non obbligatorio).
Sospendere l’uso dei lassativi irritanti, lubrificanti ed osmotici, l’assuefazione a questi farmaci può portare a gravi conseguenze.
Per i primi tempi può essere utile usare dei clisterini preparati alla glicerina per stimolare e “ammorbidire” le feci, o meglio, se possibile, 200 cc di camomilla tiepida con un cucchiaio di olio d’oliva. Ma è una pratica che prima o poi deve essere abbandonata.
D. E’ essenziale assumere una posizione corretta nella defecazione. Quella ideale sarebbe “alla turca”, ma le occasioni per trovare i servizi igienici alla turca sono piuttosto rare, pertanto si consiglia una posizione acquattata come descritto nelle figure, aiutandosi magari con uno sgabello di 20-30 cm da mettere sotto i piedi.
Non spingere mai in anticipo, ma assecondare lo stimolo spontaneo con una spinta delicata.
Cara/o paziente, se ha avuto la costanza di seguirmi fino a questo punto, credo che abbia già fatto il primo passo.
Adesso faccia il secondo cercando di mettere in pratica quanto ha letto, dimostrando così quanto vuole veramente bene a se stessa/o.
Dott. Remo Andreoli
27 maggio 2014