Nella
mia lunga carriera professionale ho operato più di 20.000 pazienti (in circa 40
anni di attività), avendo poco tempo per le pubblicazioni.
L’anno
scorso, nel 2012, un mio lavoro è stato accettato (con i complimenti dell’editor) dall’American Journal of Surgery e allora ho capito che tutto il mio
lavoro svolto fino ad ora doveva essere raccolto e fissato in modo che tutta
l’esperienza non venisse persa.
Mi
è stata suggerita da più parti, e anche qualificate, l’idea di creare un blog.
Questo
però non sarà un blog tradizionale con l’elenco di tutte le patologie
colonproctologiche, ma dovrà essere una specie di conversazione con chi è
interessato su un determinato argomento che di volta in volta potrà emergere.
Non
sarà una trattazione scientifica degli argomenti, bensì una riflessione libera
dettata dalla mia esperienza di quarant’anni di attività chirurgica.
Un
esempio vale per tutte: la ragade anale.
Sulla
ragade anale si troveranno descrizioni e trattazioni scientifiche sia nei testi
specializzati che nelle enciclopedie.
E
lì si troverà scritto che la ragade anale è una lacerazione del canale dovuta a
traumi defecatori senza accennare allo stato ansioso del paziente.
Io
dico, invece, che in base alla mia esperienza, tranne pochissimi casi
(ulcerazioni neoplastiche e morbo di Chron) si tratta sempre di una
somatizzazione ansiosa.
Ansia,
stress, affaticamento, variazioni dell’umore, cambi di stagione, periodo
premestruale, surmenage e tutti quegli avvenimenti eccezionali come crisi
affettive, problemi economici, lutti o grandi stress determinano nell’organismo
un sovraccarico di tensione psichica che si va a scaricare in qualche
organo-bersaglio.
Quali
sono gli organi-bersaglio?
Stomaco,
colon sinistro, cuore, pelle, circolazione, capelli, tic ed anche lo sfintere
anale interno, il quale si contrae più del necessario e molto spesso provoca
una lacerazione che nell’80% dei casi è posteriore. Questa lacerazione si
chiama ragade.
Quindi
io sostengo che tutte le persone che hanno una ragade anale sono persone
ansiose.
Ripeto,
questo non è scritto nei libri ed è il frutto della mia esperienza
professionale; il tutto suffragato dal trattamento posto in essere: una
sfinterotomia minima che risolve immediatamente il problema.
Sono
interventista, ma taglio molto molto poco. Quindi il pericolo di incorrere in
un’incontinenza è pressoché inesistente.
Lo
conferma il fatto che dal 1978 (anno in cui mi sono recato al Saint Mark’s
Hospital di Londra, dove ho conosciuto Sir Alan Parks, il chirurgo inglese che
ha ideato questo tipo di intervento) ho eseguito migliaia di operazioni, sempre
con ottimi risultati.
Sono
iscritto a due società scientifiche: la SIUCP (Società Italiana Unitaria di
Colon-Proctologia) e la SICCR (Società Italiana di Chirurgia Colon-Rettale).
Mi
dedico sempre di più all’organizzazione del Servizio allestito presso
l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e alla sperimentazione di tutte
le nuove tecniche.
Ultima
in ordine di tempo la VAAFT (Video Assisted Anal Fistula
Treatment - Intervento in endoscopia delle fistole anali complesse).
Di
questo parleremo quando verrà trattato l’argomento delle fistole.
Ecco
quindi, mi sono presentato, tanto per rompere il ghiaccio.
Dott. Remo Andreoli
Verona 19 novembre
2013